..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..
Oggi vi raccontiamo una storia. Anzi. Vi presentiamo una persona, un amico. Il suo nome è Willy, morto qualche anno fa.
Quella che segue è un po’ la sua storia letta con i nostri occhi. Occhi che hanno immaginato alcune cose su di lui, occhi che lo hanno visto nelle sere fredde di inverno, per le strade di Roma…quelle strade su cui abbiamo dormito anche noi per diverso tempo.
Vi presentiamo Willy, Barbone di San Pietro.
Buona lettura:
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“Confessatevi…andatevi a confessare…confessatevi…”.
Con la erre moscia e con questa esortazione che aveva il suono di una cantilena, il vecchio Willy accoglieva i pellegrini che si mettevano in fila per entrare in San Pietro a Roma.
In realtà non rivolgeva a tutti questa raccomandazione, ma la sua bocca con la dentiera ballerina diceva “Confessatevi…andatevi a confessare…” solo quando vedeva passare preti, religiosi o religiose. Nessuno si offendeva nel sentirsi rivolgere queste parole e forse a stento qualcuno riusciva a sentire ciò che diceva poiché Willy non alzava la voce.
Anni ed ancora anni vissuti sui marciapiedi della Capitale con un crocifisso legato ad uno spago sul petto, e poca altra roba tenuta in un carrellino per la spesa. Era tutto ciò che possedeva.
“Io faccio parte di una congregassion in Belgio, poi tra qualche annò tornerò ilì” mi raccontò un giorno.
Non ricordo se sarebbe voluto tornare nella sua patria e nella sua congregazione per fondare un movimento religioso di monaci di strada, ma questo era quello che forse avevo capito io, o quello che mi sarebbe piaciuto capire.
Era bello il vecchio Willy. Non mi fraintendete.
La sua bellezza fisica lasciava un po’ a desiderare. Intorno ai settanta anni quando l’ho conosciuto. Un tipo fiammingo , molto magro con un paio di occhiali enormi con lenti molto spesse che sul viso gli stavano un po’ obliqui. Una dentiera che gli ballava costantemente e l’accento del suo paese di origine, il Belgio per l’appunto.
La prima volta che l’abbiamo incontrato voleva offrirci un sacchetto di mele mezze marce che gli avevano regalato ma che per via della “sdentatura” non poteva mangiare.
L’ho incontrato lì la prima volta, vicino San Pietro, mentre portava avanti la missione, che non si sa chi gli aveva affidato.
Tempo dopo, col freddo, era ancora lì a ricordare l’importanza di riconciliarsi col Signore e con i fratelli con quel suo modo santamente bizzarro.
Era un barbone Willy? Era un perdigiorno? Era un vecchio punk? Era un vecchio pazzo?
Per me era ed è un santo.
Come un punk, come un barbone e in fondo come un matto e un vagabondo il mondo nel suo cuore girava alla rovescia.
E le sue priorità non erano certo quelle di chi arranca nel mondo per affermare il proprio ego. Non affermava un bel niente il buon vecchio Willy e quando lo vedevi potevi farti una risata per gli strumenti inadeguati che aveva per portare avanti la sua missione: scarsa salute, solitudine, un carrellino, un cappotto d’inverno, un rosario in tasca, il viso di chi nella vita ha conosciuto persone anche importanti, ma che per lui erano solo persone e non personaggi. Forse per questo era un santo, e almeno per me lo è.
Le sue gambe da anziano non si poggiavano sulle logiche mondane, ma camminavano perché credevano nel Signore.
Poi Willy è morto e l’hanno seppellito con i Principi nel Cimitero Teutonico alle spalle del Vaticano; Willy con i principi, che forte!
Io seppellito lì mi sentirei importante, ma penso che Willy non veda intorno alla sua tomba dei principi, ma solo persone. Willy era uno semplice, che guarda alla sostanza e non alle forme.
Un giorno al nostro vecchio amico capitò una di quelle cose che ti capitano solo se vivi per strada, dove la gente comune, specialmente quella per bene, lascia andare i propri freni e pensa di poter dire qualsiasi cosa al barbone di turno.
Quella sera Willy si era adoperato alla meglio per ripararsi dalla pioggia e tutto rannicchiato su sé stesso si faceva calore col suo stesso fiato e si sfregava le mani al riparo di un balcone. Era quasi mezzanotte e un signore con l’ombrello gli passò accanto. Un lampione dava alla scena un che di pittoresco.
Quest’uomo con l’ombrello aveva anche un cilindro e voi provate ad immaginare uno vestito di tutto punto, con le scarpe lucide che si ferma accanto ad un vecchio barbone in penombra e con quello inizia una conversazione molto interessante.
A Willy dal cappotto sbucava il crocifisso legato allo spago e allora quello con l’ombrello che aveva il cilindro nero e lucido sulla testa gli disse come se parlasse ad un vecchio amico guardando il nostro vecchio dall’alto della sua schiena diritta: “Che ci fa un barbone come te con un simbolo religioso al collo?”
E Willy, che non aveva capito bene la domanda disse: “Simbòlo di ccosa?” e quello riprese: “Si, quel crocifisso! Quello che hai legato al collo! A che ti serve?”
E Willy prendendo il crocifisso e chiudendolo in una mano replicò: “Questo qui non mi serv’ a niente, sonno io che spero di servir’ a Lui!” esclamò Willy facendo come sempre attenzione quando pronunciava la “R” per non sparare la sua dentiera per terra.
L’uomo elegante si incuriosì e gli disse: “Cosa vuoi dire barbone? Che uno come te può avere sentimenti religiosi? Pensi di amare Dio?” e Willy aprendo le mani con i suoi guanti di lana grigi e mezzi logori disse: “Ah, puoi ben dirlo amico mio! Je amo Jesù!”
“E perché mai ami questo tuo Dio?”
“Io…amo il Segnor parché ascolta il grido dela mia preghierà!”
La pioggia continuava a cadere sull’ombrello dell’uomo col cilindro che disse dopo una breve pausa: “Beh, da come sei ridotto non si direbbe che questo Dio ascolti proprio le tue preghiere…sei un rottame!” E si mise a ridere.
Willy chiese allora a quell’uomo alto: “Fors’ tu sà cosa chiedo a Jesu?”
“E cosa si deve chiedere ad un Dio se non che le cose ti vadano bene?! Che fai? Tu chiedi che le cose ti vadano male? Non sarai così pazzo!” poi eccitato dalle sue stesse parole aggiunse “Per me è lecito chiedere a Dio salute e denaro! Se è lui che ci ha creati, allora deve anche mantenerci, in tutti i sensi! Altrimenti sai cos’è questo tuo Dio? È come un padre o una madre snaturata! Ecco cos’è! Metter al mondo delle creature per poi lasciare che alcuni muoiano di fame, che altri vengano uccisi, che altri ancora vivano per strada come vivi tu…come lo definisci tu un Dio che permette tutto ciò? Dimmelo vecchio!”
E Willy nella sua lingua Italo Belga replicò: “Amo il Segnor’ parché se glielo chiedò mi dona le Suo Santo Spirito affinché si possa compiàre nella mia carn’ malandatta la Sua Santa Volontè!”
“Ahahahah! Sei matto del tutto, vecchio! Sentiamo! Quale sarebbe la sua volontà?!” e mentre diceva “sua volontà” goliardicamente faceva un inchino verso il cielo tenendo con una mano l’ombrello e con l’altra pizzicandosi il lato esterno dei pantaloni. Poi aggiunse: “Forse questo padrone di cui parli vuole che tu viva così, come un cane randagio?”
Willy si alzò piano piano appoggiandosi ai gradini freddi su cui sedeva. Poi si aggiustò il cappello di lana sulla fronte e puntò i suoi occhi azzurri che teneva dietro agli occhiali obliqui sul naso negli occhi del suo interlocutore col cilindro e col suo accento belga disse:
“No mon amis, le Segneur desiderà che io voglia bene anche ad uno sciocco come tù!”.
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Salmo 114
Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
“Ti prego, liberami, Signore”.
Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.
Ritorna, anima mia, al tuo riposo,
perché il Signore ti ha beneficato.
Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.
Salmo 114
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Grazie, Pietro e Filomena.
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