di Pietro Antonicelli e Filomena Scalise.
Sarà che la bella stagione ormai si affaccia, sarà che il nostro amico Rocco, che insegna Farmacia all’Università, ha stupito sotto i miei occhi un gruppo di donne preoccupate per la prova costume. Sarà che tra poco si va al mare e io temo di dimenticarmi della vita eterna per pensare ai gelati da comprare alle mie figlie e alle birre da tenere al fresco… sarà tutto questo – forse – che mi ha fatto mettere sullo stesso piano due ambiti paralleli della vita, almeno… della vita delle donne: Salvezza e Somatoline (noto prodotto sciogli cellulite poco conosciuto dagli uomini che come me hanno mezzo metro di barba… anche sul cuore).
“Che c’azzecca?!” ripeteva l’allora magistrato Antonio Di Pietro agli imputati. E anche io, spesso nel mio quotidiano vivere da comune marito e padre, mi sento imputato. Di cosa? Di questo, di quello… di tutti quei pensieri, parole, opere e omissioni di cui mi nutro fin dal risveglio.
“Ma sai come funzione la Somatoline?” dice all’improvviso il prof. Rocco alle donne astanti. “Contiene due principi attivi: la levotiroxina e l’escina… Non so se vi è mai capitato di mettere delle palline di vetro in un sacchetto, riempendolo tutto e tastandolo vi accorgete che è tutto ‘curve curve’… La Somatoline vi unisce le palline, in questo caso di grasso, e vi si riduce l’effetto ‘curve curve’ delle molteplici palline, ma vi resta un’unica pallottola di grasso e l’effetto è liscio…”
Con la coda dell’occhio leggevo tanta delusione sui volti femminili che mi circondavano. Un senso di smarrimento ed impotenza si impadroniva delle loro certezze, adesso che qualcuno aveva spiegato loro come funziona la Somatoline.
Ma a tutti, uomini e donne, spesso capita di pensare di essersi liberati di qualcosa definitivamente, e invece eccolo lì, appallottolato, forse meno visibile, ma c’è ancora. È li, e ti guarda, e tu lo guardi… e in questo gioco di sguardi… ti senti ancora al banco degli imputati.
“Che c’azzecca?!” ripete urlando il piccolo Di Pietro nella coscienza, pronto a farti notare che quei pensieri, parole, opere e omissioni non è che sono andate via solo perché hai pensato ad altro, ma sono ancora lì appallottolati come una cellula di grasso che decisamente stona d’estate, specie se come noi abitanti di Crotone vai al mare e ti metti (quasi) a nudo.
Ahi ahi ahi… Come se ne esce? C’è una Somatoline della coscienza che faccia tacere quel diavoletto di un giudice con la toghetta che dice beffardo: “Hai usato qualcosa che è mio e me lo devi restituire!”?
…Cosa cosa? Ho usato qualcosa di tuo? Quando!?
“Quando fai del male, usi sempre strumenti che sono miei… che ti credi? Oi scemo!” (insulta pure sto tizio… e lo fa in calabrese!!!).
Quando ti muove queste accuse, tu provi a scagionarti con stile… e a sproposito cominci a dirgli che hai usato la Somatoline dell’anima, che dimenticherai il male fatto e il male non ci sarà più…
“Oi scemo, la Somatoline non scioglie i problemi, li appallottola. Il tuo sentirti buono e bello non scioglie i tuoi peccati… vedrai che prima o poi i conti non tornano!”
Che si fa? Caro prof. Rocco, mi hai buttato in questo pasticcio fatto di grasso e ora ti chiamo e mi aiuti ad uscirne!
“Pietro, solo una cosa può sciogliere il grasso appallottolato sulla coscienza: il Preziosissimo Sangue di Cristo che è stato versato per te sulla Croce. Vuoi immergerti in questo fiume ricostituente, rigenerante e – dal punto di vista spirituale – veramente dimagrante? Semplice! Vatti a confessare! Quando su di te scende il perdono di Dio, allora il giudicillo spietato non ha più nulla da chiederti e la pallottola di grasso scompare. Ma prima di salutarti voglio dirti una cosa scientifica: guarda che la tua pallottola di grasso spirituale non svanisce nel nulla, poiché questo è logicamente impossibile! Se oggi vai a confessarti e ne sei liberato… è perché quella pallottola di morte se la becca un altro al posto tuo. Ed è lui che paga il tuo debito a quel diavolo di accusatore. E sai chi è questo che si mette al tuo posto e si becca la pallottola?”
“Chi?” rispondo io.
E Rocco, prima di chiudere la telefonata, mi risponde: “Gesù!”.
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