Carissimi lettori di “Sposi&Spose di Cristo”, oggi vi invitiamo a leggere questo articolo trovato in rete. E’ una riflessione di don Silvio Longobardi
Buona Lettura:
“Caro padre, ho letto alcuni dei suoi articoli sulle spose tradite che attendono i loro mariti che hanno scelto di andare via di casa. Io ho lo stesso problema…”.
Inizia così una lettera che ho ricevuto il mese scorso, proprio alla vigilia del Natale. L’autrice della missiva, una donna che non conosco, raccontava la sua dolorosa esperienza personale: un matrimonio non più giovane che sembrava naufragare a causa di un tradimento che aveva creato una distanza fisica e affettiva. Non entro nei dettagli per ovvie ragioni. A questa donna, ferita e umiliata, ho risposto così.
«Il Natale che ci apprestiamo a celebrare non è semplicemente la dolce rievocazione di una nascita ma l’evento che apre nuovi orizzonti in una storia che sembrava condannata a camminare nei vicoli stretti dei conflitti e della violenza. Dio risponde al grido dell’uomo che, sentendosi in grave pericolo, prega così: “O Dio vieni a salvarmi”. Il Natale non è una bella rievocazione ma una drammatica invocazione. Scrive Sant’Agostino: “Il medico non sarebbe disceso se non ci fossero stati dei malati; la vita non sarebbe discesa se non ci fossero stati dei morti” (Discorsi 384/A).
Siamo dinanzi a un Dio che si fa inerme bambino per ricordarci che la violenza non paga. Contempliamo un Dio che si fa piccolo per annunciare che la vera grandezza passa attraverso l’umiltà di chi ama senza chiedere nulla in cambio. Dio avrebbe avuto tutti i motivi per abbandonare l’umanità al suo destino e invece… ha scelto di farsi uomo perché l’uomo potesse ritrovare la sua vera dignità.
Tuo marito ha sbagliato ma resta tuo marito. E tu non puoi abbandonarlo al suo destino. Medita le parole che Gesù consegna ai discepoli: “Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli” (Lc 17, 3). Pentimento e perdono camminano insieme. Ma tante volte la disponibilità al perdono, accelera il pentimento. Fagli capire che sei pronta a perdonare perché desideri ri-cominciare, cioè cominciare in modo nuovo.
Tuo marito è tuo fratello nella fede. Nel giorno delle nozze hai promesso di restare con lui “nella gioia e nel dolore”, nei tempi della luce e in quelli della prova. Il rimprovero è finalizzato alla conversione non alla separazione. Non porre condizioni troppo severe, chiedigli semplicemente di essere sposo e padre: uno sposo fedele e un padre premuroso. Non devi umiliare tuo marito, facendogli sentire tutto il peso della colpa. Credo che abbia già capito. Quello di cui avete bisogno è radicare l’esperienza nuziale in un più chiaro percorso di fede: dove c’è Dio, l’amore risorge. Resto a tua disposizione. Il Signore benedica, dia pace e gioia alla vostra casa».
L’avventura coniugale è molto spesso ferita. Non c’è solo il tradimento, ci sono anche quelle che Teresa di Lisieux chiama “punture di spillo”: incomprensioni che generano litigi, divergenze che alimentano insofferenze e delusioni, a volte anche parole lanciate come pietre… tutte queste cose, apparentemente sono insignificanti ma a lungo andare appesantiscono e inquinano la vita della coppia. Gli sposi non ce la fanno, non possono farcela da soli. La Chiesa deve tornare in gioco per offrire l’unico rimedio realmente efficace, per dare agli sposi la possibilità di tornare alle sorgenti dell’amore e di incontrare quel Dio che è capace di rivestire di amore la vita. Non è una formula rassicurante, è l’esperienza che vivo da più trent’anni e che mi ha permesso di vedere fiorire o rifiorire l’amore.
don Silvio
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