..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo“..
Carissimi, oggi condividiamo con voi una piccola riflessione che nasce da una nostra esperienza vissuta, sperando possa esservi utile 🙂
Come alcuni giĂ sanno, anni fa noi 2 abbiamo vissuto per diverso tempo sulla strada, senza un tetto sulla testa e senza molto altro, condividendo la nostra vita e la nostra povera fede con la gente che vive in queste pieghe della societĂ .
In questi 30 giorni a casa, adesso, stiamo riflettendo e in qualche modo stiamo rivivendo, seppur con un tetto sulla testa, alcune situazioni che ricordano molto alcuni aspetti della vita di strada.
Cosa di preciso? Ecco un piccolo elenco.
Il tempo:
Il tempo nella vita per strada può essere lungo. A volte piacevolmente lungo…e te lo prendi per star lì semplicemente ad osservare, a guardarti intorno. Ti insegna a “stare” senza dover “fare” o per forza “dire” qualcosa. Il tempo può allenare lo sguardo e aiutarlo a diventare contemplativo.
Anche ora avere tutto questo tempo a disposizione può essere l’occasione per imparare a vivere in modo nuovo e più pieno.
Allo stesso momento, però, il tempo può diventare troppo, troppo lungo.
Per strada ad esempio, le giornate rischiano di essere estremamente lunghe e divoranti. Anche la notte non “dormita” nel letto di una casa, diventa a volte tempo di veglia, tempo per riflettere o semplicemente per stare svegli.
Sia per strada che in quarantena, a volte la sensazione che abbiamo, è quella di avere troppo tempo per vivere giornate che appaiono inutili. A tal proposito era importante e necessario per noi, ed è anche oggi, avere appuntamenti frequenti con la preghiera e con gli incontri con le persone. Comunicare con il Signore, parlare con sé stessi e con il prossimo sono l’antidoto vitale che ti permette di ristorare l’animo e di andare avanti nonostante la fatica.
L’isolamento sociale:
L’isolamento sociale per strada è un dato di fatto ed è pericolosissimo.
Da un lato essere ai margini ti permette di vivere senza troppi arzigogoli e convenevoli, dall’altro però è un pozzo in cui puoi cadere; un baratro fatto di incuranza di sé stessi, di abbrutimento, di rancore verso chi ti tiene ai margini volontariamente o involontariamente.
L’isolamento può facilitare l’auto-costruzione di muri intorno, muri che, però, oltre a difenderti dal prossimo, non fanno passare neanche la luce necessaria per la vita umana. Luce fatta di sguardi, di parole, di incontri.
Ancora una volta riscopriamo anche oggi quanto sia necessario il contatto con il prossimo e con Dio. L’importanza di stare in mezzo, di farsi toccare e di essere toccati, la necessità di uscire da sé stessi facendosi scomodare da chi ci è vicino: questi punti cardinali dell’esistenza umana ce li insegna Gesù con il suo esempio e ce li conferma la vita stessa.
“Tutto e subito”:
Avere tutto e subito per strada è impossibile. Se devi fare una pipì, se vuoi mangiare qualcosa, se desideri lavarti…tutti questi bisogni primari, per strada, non possono essere soddisfatti secondo la mentalità dell’immediatezza. Devi aspettare, devi organizzarti, devi muoverti per fare le più piccole cose.
Anche in questa quarantena, seppur in modo diverso, stiamo rivivendo un piccolo senso di impotenza difronte a piccole cose a cui eravamo abituati. Ad esempio se ci viene il desiderio di mangiare qualcosa che al momento in casa non c’è, dobbiamo attendere la prossima spesa da fare, che forse sarà tra qualche giorno e che va organizzata nel minimo dettaglio e con la massima prudenza.
L’esercizio della pazienza, poi, in casa lo stiamo esercitando un po’ tutti volente o nolente. “Sopportare le persone moleste” sembra essere l’atto di carità cristiana che stiamo praticando di più…e che gli altri stanno praticando con noi.
Provvidenza o Caso?
In tutto questo dramma che stiamo vivendo – non tanto noi che grazie a Dio stiamo bene, ma coloro che sono morti e i loro cari – possiamo vederci la fatalitĂ o possiamo aprirci a considerare che nonostante la tempesta non siamo soli e la nostra vita continua anche dopo la morte.
Per strada, ad esempio, diverse volte abbiamo fatto esperienza della bontĂ della vita nonostante tutto. Ma questa bontĂ , che non sempre riusciamo a vedere e a gustare nel quotidiano, possiamo valutarla come o “frutto del caso” o come dono della Provvidenza di Dio, che ci assiste sempre come Padre premuroso sia attraverso eventi inaspettati, sia con persone che possiamo toccare con mano tutti i giorni.
Conclusioni:
Se dunque da un lato lo sconforto può assalirci durante questo tempo, dall’altro lato abbiamo la possibilitĂ di crescere nella consapevolezza di quanto siano importanti e necessarie le nostre relazioni umane e il nostro rapporto con il Signore. E questo vale per strada, in quarantena e in ogni luogo dell’esistenza di una persona.
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