…di Pietro Antonicelli e Filomena Scalise.
“Sai cucinare?” le domandò Brontolo.
“Certo, so fare anche la crostata di mele!” replicò Biancaneve!
“La crosmata di tele, la crostata di mele”, farfugliò Dotto mentre immaginava i manicaretti che le avrebbe preparato Biancaneve.
E già. Biancaneve è bella, ma la crostata di mele è buona.
Non tutti sanno però che Biancaneve un giorno preparò il suddetto dolce ma usò ingredienti diversi da quelli che sempre aveva utilizzato la mamma dei 7 nani, e fu così che nella piccola casetta in cui un tempo si era esclamato: “Come è bella Biancaneve!”, un giorno i 7 nani, capitanati da Brontolo e dal suo nasone, fecero udire ai passerotti e ai cervi del bosco parole del tipo:
“Ma tu non capisci niente di cucina!!!!!!!!!!! Nostra madre si che sapeva preparare la crostata di mele!!! Non come questa schifezza che hai preparato tu”.
E senza farla lunga, Biancaneve replicò alla squadra dei piccoli nani:
“Allora fatevela cucinare da vostra maAaAadre questa maledetta crostata di mele! Però ditele anche di venirvi a rammendare i calzini che IOOO vi lavo, a lucidare gli stivali che IOOOO vi lucido, a strofinare le pentole che IIIIOOOOO strofino e soprattutto a sopportarvi…piccola squadra di brontoloni e puzzolenti che non siete altro!!!”.
E dopo aver detto ciò, come tutte le protagoniste delle migliori favole, Biancaneve pianse e poi svenne.
I nani allora, che non avevano digerito né la crostata di mele, né la storia degli insulti inerenti la loro madre, misero la poverina in una teca di vetro e la buttarono fuori di casa, che ovviamente era di loro proprietà…ereditata dalla madre.
Poi Biancaneve incontrò il Principe Azzurro, lo sposò e si ritrovò poco dopo a preparare la crostata di mele per suo marito; ma anche qui, ancora una volta, l’aveva preparata con ingredienti differenti rispetto a quanto dettato dalla ricetta della Regina Azzurra (madre del principe, ndr) e anche lì, al palazzo reale, si udirono parole sconvenienti e inadeguate ad un luogo tanto nobile.
Morale della favola n°1?
Tua moglie non potrà mai cucinare come cucinava tua “maAaAaAdre”, ma è proprio questo a cui siamo chiamati come sposi: amare la persona che abbiamo sposato senza paragonarla ai nostri genitori che erano certamente degli eroi e grandi cuochi, ma non sono loro che noi abbiamo sposato.
Morale della favola n° 2?
Non fossilizziamoci su quanto ci sembra un difetto del nostro coniuge, ma cerchiamo di avere su di lei/lui uno sguardo di tenerezza che sappia riconoscere i pregi e le qualità che inevitabilmente ha ricevuto dal Creatore. Biancaneve, ad esempio, canta benissimo e i 7 nani non sono così bassi…e il principe azzurro ha degli occhi bellissimi anche quando fa’ arrabbiare sua moglie.
Amare il proprio sposo, la propria sposa così com’è: ed è allora che………
“VISSERO TUTTI FELICI & CONTENTI”
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