…di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”...
Questo 2020 ci ha piegato e ad alcuni di noi li ha piagati. Non occorre stare a far l’elenco delle cose che sono cambiate.
Ora arriva Natale.
Le festività sono dolci come il miele quando sei giovane, ma bruciano come quando ti tagli un polpastrello con un foglio di carta, quando le fatiche relazionali e la vita ti hanno portato via le persone care.
Come alcuni di voi sanno, io e Filomena abbiamo vissuto per strada per un certo periodo della nostra vita; abbiamo condiviso molti dei nostri giorni e delle nostre notti con i barboni, gli ubriaconi, le prostitute e chiamateli come volete tanto per noi sono solo fratelli e sorelle…
Abbiamo condiviso anche il Natale.
Per strada vivi un Natale diverso per forza di cose. Mentre gli altri si affrettano ad impomatarsi, tu sei lì con i soliti vestiti sporchi addosso…ma il cuore…beh…possiamo dirvi che il cuore il Natale lo avvertiva.
Ricordo che qualche giorno prima del Natale 2012 ricevetti una mail da un frate che conoscevo e a cui volevo bene. Entrai in un internet point per aprire la posta e lessi la sua lettera…poche parole in cui mi diceva che non capiva il mio stare per strada a Natale. Gli risposi con affetto che per strada stavo condividendo la vita con i poveri che somigliavano tanto ai pastori…a quei pastori che nel Vangelo sono i primi a ricevere l’annuncio degli Angeli sulla nascita di Gesù.
Ero dunque un privilegiato.
E, stranamente, quando la vita mi ha messo all’angolo per assestarmi due cazzotti in faccia, a volte mi sono sentito un privilegiato…mi è capitato di essere nella sofferenza, ma anche di aver sentito di avere Gesù accanto.
Questa sensazione stranamente la vivevo anche quando ero lontano dalla Chiesa. La sensazione, che oggi pian piano sta diventando una certezza, che Gesù mi vuol bene e che niente e nessuno potrà strappare me dal Suo cuore…beh…questo mi scalda più di un termosifone di ghisa, più di un camino acceso e tutto addobbato per le feste, più di una persona che mi dice: “ti amo”.
Sapere che Gesù mi ama, supera anche la dolcezza di sapermi amato dai miei genitori, da mia moglie, dalle mie figlie. Questo, mi rendo conto, non lo dicono tutti…molti non lo hanno sperimentato…molti non lo vogliono sperimentare perché hanno paura…a molti, poi, semplicemente non interessa.
Venendo a noi, al Natale che stiamo per vivere, alla situazione in cui festeggeremo quest’anno il Natale del Signore 2020…vi voglio dire una cosa…forse siamo privilegiati.
Non abbiamo tanto zucchero a velo sulle nostre bocche, non abbiamo tanti “babbi natali” appesi ai balconi…ma nella povertà e nella mite tristezza di questo momento “in DO minore”…possiamo fare esperienza di cosa sia il Natale.
Natale è Gesù che viene a mantenere la promessa divina di donarci “un cuore nuovo, uno spirito nuovo”(cfr. Isaia).
Il Natale lo aspetti quando sei povero, quando “non ti resta che piangere”, quando hai perso tutto o quasi, quando scopri di essere bisognoso.
Come quei pastori, come quei barboni per strada, come tutti i poveri, come gli ammalati, come gli allettati da anni attaccati ad un respiratore, come tutti i bambini nelle guerre, come tutti gli abbandonati…
In queste situazioni puoi fare esperienze terribili…o, dall’altra parte, iniziare ad aprirti al trascendente, ad aprirti al fatto certo che Gesù ti è vicino. E viene a nascere per te. Proprio per te che piangi.
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Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”
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