..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..
C’era una volta una coppia di sposi molto affiatata. Poi arrivarono due figli e la mamma divenne proprietà dei pargoli e il marito si addormentò sul divano.
Avete presente l’Everest o il K2 o altre cime dell’Himalaya? Bene.
Fate finta che l’Everest (o il Monte Bianco se preferite le vette nostrane) sia una donna. La donna in questione è anche una moglie. Un tempo questa moglie Everest era terra desiderata, cima da sognare e da corteggiare.
Il corteggiatore era un piccolo uomo del popolo Sherpa, ovvero un esperto scalatore capace di affrontare le fatiche della scalata per raggiungere e conquistare la cima.
Quanto audace era l’amore che spingeva il piccolo Sherpa su quella Montagna. Quanto eroico era il suo ardore. Quanto amava quella montagna, ne sognava le forme e ne accarezzava i fianchi.
E la stessa montagna si lasciava conquistare ed amava il suo piccolo scalatore.
I due si amavano e non se lo nascondevano.
Torniamo alla nostra coppia di questo racconto…a quando dicevamo all’inizio che…
C’era una volta una coppia di sposi molto affiatata. Poi arrivarono due figli e la mamma divenne proprietà dei pargoli e il marito si addormentò sul divano.
Accade a volte che prima della nascita di un figlio, e prima che questi in alcuni casi si moltiplichino, l’intima complicità che univa la coppia e la tenerezza che caratterizzava la loro relazione venga bruscamente interrotta dal piccolo intruso.
Ora questo intruso sa benissimo cosa fare: ovvero sa che dovrà scalare quella montagna che si chiama “madre” e si trasforma con grande abilità in un giovanissimo e agilissimo Sherpa…che come un capriolo saltella sulle alture rocciose per mettersi in mezzo tra la mamma e il papà.
A questo punto molto della relazione della coppia vive un momento delicato.
La madre/moglie montagna è lì che tra una poppata e una tempesta di neve (che a volte fuoriesce dalla bocca dello Sherpa Lattante) cerca di tenere la mano a suo marito…ma prima o poi rischia di essere inghiottita – nonostante la sua mole alpina – dal bimbo appena arrivato…schiacciata dal suo istinto materno che sopraffà la sua verità di moglie.
Ora il marito – nonché padre del giovane sdentato – deve giocare una partita davvero ardua.
Se non smetterà di cercare sua moglie, di farle la corte, di conquistarla nonostante le bufere…bene. Se invece, credendosi perduto e battuto in partenza, lascerà ad altri la scalata della vetta…rischierà di addormentarsi sul divano mentre l’idillio tra madre e figlio(figli) si consoliderà sempre più minando alla base la loro relazione di coppia.
Già…la relazione tra madri e figli ha bisogno di essere mandata in corto circuito dal papà…che ha il faticosissimo compito di rompere quella simbiosi, di tagliare quel cordone ombelicale che diversamente diventerebbe lungo quanto la maratona di New York o quanto la trilogia del Signore degli Anelli (se preferite Tolkien).
Dunque che fare, che dire alla coppia della nostra storia che come dicevamo all’inizio… “era una una coppia di sposi molto affiatata. Poi arrivarono due figli e la mamma divenne proprietà dei pargoli e il marito si addormentò sul divano…”?!?
Diciamo al marito: “Sveglia piccolo Sherpa!!! La cima dell’Everest ti attende! Corri a conquistare il suo cuore ancora una volta!!!”
E alla moglie diciamo: “Cara donna Everest, si paziente col tuo Sherpa…tendigli la mano se indugia ad alzarsi dal divano…fagli capire che sei ancora innamorata di lui…”
Coraggio coppie, torniamo ad amarci e a lasciarci amare come sicuramente un giorno abbiamo fatto! Ricordiamoci che il primo figlio della coppia è la coppia stessa e come tale va curato, nutrito, amato.
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