..di Pietro Antonicelli.
Nel 2010 ho avuto la possibilità di andare a Torino per andare a vedere la Sindone. Uso il verbo “vedere” perché questo è quello che più si confà a quanto sperimentai in quel viaggio.
Qui di seguito una piccola riflessione che ne scaturì al ritorno dal viaggio.
Quando le masse si muovono lo fanno spesso per dei motivi forti. La storia è piena di questi esempi. Moltitudini di persone mosse da qualcosa che accomuna; a volte un sentimento condiviso, a volte necessità per la sopravvivenza biologica della specie. Ma cosa muove l’uomo di oggi come quello di ieri a fare tanta strada per vedere un vecchio lenzuolo con su impressa un’immagine mezza sbiadita che già dalla distanza di pochi metri l’occhio fa fatica a delinearne i tratti?
Occhi a caccia di altri occhi. Occhi in agguato che catturano quanto è possibile vedere. Si, si intravede un corpo di un uomo disteso e sporco di sangue. Immagine muta di un uomo massacrato.
Ma tutto questo, per quanto suggestivo e unico al mondo, non dà ancora una risposta alla nostra domanda.
Si racconta che circa duemila anni fa più di cinquemila persone si radunarono per ascoltare le parole di un uomo di Nazareth che alcuni dicevano essere il Messia. Persone di tutti i ceti sociali si incontrarono quel giorno, ammassati per ascoltare, ma più che altro per vedere. Si, vedere! Immaginando la scena intuiamo subito che solo i più fortunati potevano ascoltare le parole di quell’uomo; solo quelli che gli erano vicino. Ma tutti gli altri? Ed ecco qui ancora gli occhi che diventano protagonisti. Occhi che scrutano questo bell’oratore che parla di beatitudine; occhi che fanno caso alla gestualità del suo corpo, a come muove le mani, a come cammina, al colore dei suoi occhi. Occhi a caccia di occhi. Occhi incastonati in un viso, un volto. Una faccia che per molti dice più delle parole, perché parla un linguaggio semplice e antico; quello del corpo. Un corpo che per molti ancora oggi rappresenta la speranza di raggiungere la felicità. Allora possiamo azzardare una risposta al nostro quesito: cosa muove le persone di oggi a cercare di vedere un lenzuolo di lino che forse non è neanche originale? Il bisogno di felicità.
Una felicità che si realizza pienamente nella contemplazione di un volto: quello di Gesù Cristo.
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