“Din Don Dan suonan le campan”…tra qualche giorno è Natale.
Quanta bontà vedo in giro…lo zucchero a velo imbianca le labbra dei Media e dei Centri Commerciali. Tutti buoni quest’anno tranne io e mia moglie.
Abbiamo ancora poche ore per allinearci, per sintonizzarci sul canale Bontà.
Allora dobbiamo darci da fare, ma non sappiamo da dove cominciare. Io inizierei col mangiare panettoni, ma forse serve a poco.
Mia moglie mi dice: “Passami il miele, è li sulla credenza! Dai sbrigati, ne mangeremo un po’ e poi sorrideremo un po’ a tutti…un po’ a casaccio!”
Amore mio: “Altro che miele, scendiamo a comprare una boccetta di sciroppo di glucosio” le urlo io entusiasta della mia idea. Allora corriamo e facciamo il nostro acquisto provando ad abbozzare un sorriso o almeno un briciolo di cortesia ed ecco che la dottoressa col rossetto rosso, che si intona con il vestito di Babbo Natale che saluta e balla sul registratore di cassa, ci sorride e ci dice: “Buon Natale!”…Ahimè, devo constatare che anche una farmacista e il suo babbo Natale cinese sono più dolci di me e mia moglie. Che rabbia!!!
Cosa non sta funzionando quest’anno? Torniamo a casa e andiamo a controllare in soggiorno: le luci sull’albero funzionano e creano la loro magia…forse il problema è nella loro intermittenza! Anche io, a pensarci, ieri ero più buono, oggi no. Domani chissà. Se mi staccassero la spina starei meglio senza la mia intermittenza sentimentale. O forse no. Sarei solo più triste senza neanche sperare che l’intermittenza della luce alternata mi porterà ancora a splendere.
Ci buttiamo sul divano: in lontananza sentiamo l’eco di uno zampognaro hi-tech che suona Tu scendi dalle stelle con un remix degno di Gigi d’Agostino. A quel punto ci mettiamo a piangere. Questo è troppo. E ci addormentiamo stanchi, tristi e arrabbiati sul divano in soggiorno.
Durante la notte mi sveglio per la sete (lo sciroppo di glucosio mi ha dato solo tanta sete) e butto un occhio sul presepe che, molto più piccolo del nostro mega albero, sta lì in un angolino a farsi i fatti suoi. Le statuine di san Giuseppe e di Maria sono una rivolta verso l’altro. Le lucine intorno creano smorfie intermittenti sui loro volti di gesso. Non mi sembrano buoni, né dolci…ma preoccupati. In quell’angolo del soggiorno è più freddo perché quella parete è esposta a nord, e lì il muschio non è una casualità o un addobbo.
Mi avvicino a cercare di capire le loro preoccupazioni attratto dal fatto che, come me, le statuine non sprizzano sorrisi.
Chiedo a san Giuseppe se sappia dirmi qualcosa sulla nostra angoscia natalizia e lui mi risponde:
“Amico mio, la bontà è atteggiamento da desiderare…un dono da chiedere all’ Altissimo. Non è tanto sorridere, ma trasformare il male in bene. Vedi, ad esempio, tu hai fatto il presepe sulla parete più fredda della tua casa. Questo è un problema poiché io e mia moglie a breve avremo un bambino da accudire e scaldare. Non possiamo molto sorridere in questo momento di preoccupazione, ma vogliamo essere buoni e perdonarti perché anche se ci hai messi al freddo, noi preghiamo per te e chiediamo per te il bene.”
Ascoltate queste parole comprendo meglio il senso del Natale…e dopo aver spostato su un’altra parete il piccolo presepe e messo vicino loro una stufetta mi faccio il segno della croce e chiedo a Gesù Bambino che è ancora nascosto nel cassetto sotto al presepe: “Dolcissimo Gesù, per quest’anno ti chiedo di farmi una grazia…ti chiedo la grazia di essere buono…come Te. Anche quando il mio cuore si agita perché qualcuno mi tiene al buio e al freddo nel suo cuore, ricordami che Tu sei il Bene che scalda la mia vita.
Ti chiedo il dono di Te stesso! Si Gesù! Donami Te stesso! Amen!”
Buon(o) Natale a tutti!
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