“Sai cucinare?” le domandò Brontolo.
“Certo, so fare anche la crostata di mele!” replicò Biancaneve!
“La crosmata di tele, la crostata di mele”, farfugliò Dotto mentre immaginava i manicaretti che le avrebbe preparato Biancaneve.
E già. Biancaneve è bella, ma la crostata di mele è buona.
Non tutti sanno però che Biancaneve un giorno preparò il suddetto dolce ma usò ingredienti diversi da quelli che sempre aveva utilizzato la mamma dei 7 nani, e fu così che nella piccola casetta in cui un tempo si era esclamato: “Come è bella Biancaneve!”, un giorno i nani capitanati da Brontolo e dal suo nasone, fecero udire ai passerotti e ai cervi del bosco parole del tipo:
“Ma tu non capisci niente di cucina!!!!!!!!!!! Nostra madre si che sapeva preparare la crostata di mele!!! Non come questa schifezza che hai preparato tu!!!!!!”.
E senza farla lunga, Biancaneve replicò alla squadra dei nani arrabbiati:
“Allora fatevela cucinare da vostra maAaAadre questa maledetta crostata di mele! Però ditele anche di venirvi a rammendare i calzini che IOOO vi lavo, a lucidare gli stivali che IOOOO vi lucido, a strofinare le pentole che IIIIOOOOO strofino e soprattutto a sopportarvi…piccola squadra di brontoloni e puzzolenti che non siete altro!!!”.
E DOPO AVER DETTO CIÒ, COME TUTTE LE PROTAGONISTE DELLE MIGLIORI FAVOLE, BIANCANEVE PIANSE E POI SVENNE.
I nani allora, che non avevano digerito né la crostata di mele, né la storia degli insulti inerenti la loro madre, misero la poverina in una teca di vetro e la buttarono fuori di casa, che ovviamente era di loro proprietà…ereditata dalla madre.
Dopo qualche ora Biancaneve incontrò il Principe Azzurro, lo sposò e si ritrovò poco dopo a preparare la crostata di mele per suo marito; ma anche qui, ancora una volta, l’aveva preparata con ingredienti differenti rispetto a quanto dettato dalla ricetta della Regina Azzurra (madre del principe, ndr) e anche lì, al palazzo reale, si udirono parole sconvenienti e inadeguate ad un luogo tanto nobile…..
Morale della favola n°1?
Tua moglie non potrà mai cucinare come cucinava tua “maAaAaAdre”, ma è proprio questo a cui siamo chiamati come sposi: amare la persona che abbiamo sposato senza paragonarla ai nostri genitori che erano certamente degli eroi e grandi cuochi, ma non sono loro che noi abbiamo sposato.
Morale della favola n° 2?
Non fossilizziamoci su quanto ci sembra un difetto del nostro coniuge, ma cerchiamo di avere su di lei/lui uno sguardo di tenerezza che sappia riconoscere i pregi e le qualità che inevitabilmente ha ricevuto dal Creatore. Biancaneve, ad esempio, canta benissimo e i 7 nani non sono così bassi…e il principe azzurro ha degli occhi bellissimi anche quando fa’ arrabbiare sua moglie.
Amare il proprio sposo, la propria sposa così com’è, senza fare paragoni con altre persone ed evitando le eccessive ingerenze dei relativi suoceri: ecco alcuni ingredienti giusti per una buona crostata di mele e di un bel matrimonio……
ed è allora che “VISSERO TUTTI FELICI & CONTENTI”
Pietro e Filomena #Spiritualità&Vita Quotidiana
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